Inizia l’estate e parte la corsa alla protezione solare, con slogan e sigle che rimbalzano e ricorrono su ogni flacone e boccetta ma che nessuno si prende il mal di pancia di spiegarci. Così si può dire tutto e il contrario di tutto, senza sapere da cosa ci stiamo proteggendo, perché e quali siano i nemici più pericolosi. Questo articolo vuole provare a fare un po’ di chiarezza, con un linguaggio semplice e chiaro seppur con alcuni concetti scientifici impossibili da evitare: capire cosa sono le radiazioni solari e perché sono dannose è il cuore della questione. E allora non saltate il paragrafo dopo le prime tre righe, non demordete, stringete i denti ed andate avanti.
Radiazioni solari: cosa sono e perché sono dannose?
Dell’enorme quantità di radiazioni solari, quelle di cui andiamo a parlare sono le ultraviolette, da cui l’abbreviazione UV, così chiamate perché vengono dopo le radiazioni della luce visibile di colore viola.
I raggi UV emessi dal sole si suddividono in dipendenza della lunghezza d’onda in raggi UVA (400-315 nm), UVB (315-280 nm) e UVC (280-100 nm). Emesse dal sole, le onde ultraviolette raggiungono la stratosfera che circonda la terra attraversando lo spazio e lì vengono quasi completamente filtrate dall’ozono, un gas che funge da barriera quasi totale per le radiazioni UVB (95%) e UVC (100%). Il 99% delle radiazioni ultraviolette cui siamo sottoposti è dunque di tipo UVA.
A corollario di questo discorso bisognerebbe parlare dell’assottigliamento dello strato gassoso che circonda e protegge la terra, fenomeno amichevolmente detto “buco nell’ozono”, ma andrei oltre lo scopo che mi sono prefissa con questo articolo; mi limiterò quindi a gettare il sasso e ritirare la mano.
I raggi UVA hanno una lunghezza d’onda maggiore, penetrano negli strati più profondi del derma e sono responsabili dell’invecchiamento precoce che spesso segna i patiti della tintarella.
I raggi UVB hanno lunghezza d’onda inferiore rispetto agli UVA, raggiungono solo gli strati superficiali della pelle e sono responsabili delle dolorosissime scottature che tanto ci affliggono.
Paradossalmente i raggi solari più pericolosi per la salute, quelli che possono causare l’insorgere di tumori della pelle, sono i raggi che operano più in superficie: le radiazioni UVB. Com’è possibile? Proviamo a spiegarlo.
Fin’ora abbiamo parlato di profondità della penetrazione, fattore importante ma non sufficiente a tratteggiare il disegno globale: ad esso dovremo infatti affiancare l’incisività, ovvero la forza con cui le radiazioni impattano sulle nostre cellule, provocando mutazioni deleterie.
Da questa prospettiva i raggi più temibili sono quelli a lunghezza d’onda più bassa, ovverosia i raggi UVB, forti delle loro potenzialità ionizzanti. Soffermiamoci allora su questa parola: ionizzazione; di cosa si tratta?
Per spiegarlo in modo comprensibile dobbiamo fare un passo indietro e parlare di atomi. Tralasciando la definizione formale*, che per amor di completezza riporto comunque in coda al paragrafo, gli atomi sono le unità che compongono le nostre cellule e, quindi, la nostra pelle; sono formati da un nucleo contenente protoni (carica elettrica positiva) e neutroni (carica elettrica neutra), attorno al quale ruotano elementi più piccoli, gli elettroni (carica elettrica negativa). Generalmente un atomo è composto dallo stesso numero di protoni ed elettroni ed ha carica neutra. Talvolta l’atomo può perdere o acquisire un elettrone, caricandosi positivamente o negativamente (pensate alle calamite e alle sue due polarità): in questo caso assume il nome di ione e il processo che porta alla mutazione viene chiamato ionizzazione. Perché questo avvenga è tuttavia necessaria una grandissima quantità di energia, energia che i raggi UVB, ahimè, possiedono.
Siamo così tornati alle nostre radiazioni solari, ma il ragionamento non è ancora completo: ci manca ancora un elemento. Eccolo: atomi diversi vengono ionizzati da lunghezze d’onda differenti. La lunghezza d’onda dei raggi UVB è compatibile con le molecole del nostro DNA e può quindi riuscire a modificarlo, provocando delle mutazioni nocive.
Tutto questo per spiegare in modo chiaro perché i raggi solari sono considerati temibili e perché siano sempre consigliati una valida protezione solare e comportamenti responsabili.
* Definiamo atomo la più piccola parte di ogni elemento esistente in natura che ne conserva le caratteristiche chimico-fisiche. L’atomo è infatti composto da elementi ancora più piccoli: elettroni, protoni e neutroni, ma nessuno di essi conserva, da solo, le caratteristiche della sostanza che contribuisce a formare; un elettrone prelevato da un atono di idrogeno, ad esempio, non è più idrogeno.
Proteggersi sempre e comunque?
Proteggersi, proteggersi tanto, proteggersi sempre. Oppure no?
Non sono una fanatica: credo il sole faccia bene ed attivi alcuni processi fondamentali per il nostro organismo, uno su tutti la produzione di vitamina D, ma sono altresì convinta che la moderazione e il buon senso siano le armi vincenti.
Personalmente utilizzo creme solari durante le ore più calde della giornata, se vado a fare una lunga passeggiata o se sto per avventurarmi in un’impresa a base di trekking, bicicletta o altre –anche più riposanti- attività all’aperto. Non mi proteggo se esco alle sei del pomeriggio, se devo fare tratti brevi, se devo spostarmi in metropolitana ed ho solo 10 minuti di strada all’aperto prima di tuffarmi in un altro luogo chiuso.
Se avete qualche dubbio sulla quantità di radiazioni che siete preparate ad affrontare potete giocare con il sito sunindicator: vi basterà indicare il vostro fototipo (ne parleremo prossimamente), il fattore di protezione della vostra crema, l’intensità del sole su una scala da 0 a 10 ed eventualmente il tempo atmosferico per conoscere i minuti che potrete trascorrere serenamente sotto il sole. Ricordatevi che si tratta solo di un’indicazione di massima e non della verità assoluta. La protezione solare andrebbe inoltre riapplicata ogni due ore, checché ne dica il sunindicator.
Mi raccomando infine di non sottovalutate l’intensità dei raggi solari in condizioni di cielo nuvolo o di clima ventoso: l’attenuarsi del caldo e dell’afa non sono indizi validi a misurare la forza delle radiazioni UV; spesso si sottovaluta il pericolo e ci si scotta proprio in queste circostanze.
La protezione solare, tengo a ribadire, è una cosa seria: basti pensare che in Australia, Canada e Stati uniti i solari sono classificati come farmaci anziché come cosmetici.
Continua la lettura:
Parte 2 – Pelle, SPF e fotostabilità
Parte 3 – Filtri fisici.
Parte 4 – Filtri chimici.
Parte 5 – Prodotti solari in commercio e fototipi.
Nei prossimi giorni on line…
Parte 6 – Sane abitudini.
Parte 7 – Ahi-ahi! Rimedi naturali contro le scottature.
Restate sintonizzate sul blog ;)